(Di Flavia Balestra) Lupi a spasso ai bordi dei boschi, in alcuni casi addirittura nei centri abitati, a caccia di cibo. Così come i cinghiali, che – oltre a saccheggiare i rifiuti delle fattorie e a penetrare nei recinti degli animali da allevamento - ormai hanno invaso molti territori urbani, sbucando all'improvviso anche al centro delle grandi città (ciò significa che, con i piccoli, percorrono spesso chilometri e chilometri su strade asfaltate e in mezzo agli edifici, senza nessun timore dell'uomo). E le volpi, che finiscono in città con un pericoloso fenomeno di abitudine alle persone, che spesso danno (sbagliando) loro da mangiare?
C'è da chiedersi cosa stia accadendo a tanti animali selvatici che costituiscono parte importante del patrimonio faunistico italiano. È chiaro che qualcosa non va. Un'azione di riequilibrio dell'ecosistema si rende sempre più necessaria e sono diverse le regioni che, muovendosi a macchia di leopardo, prendono provvedimenti esclusivamente votati alla cattura o all'abbattimento di questi animali. Se è comprensibile qualche misura emergenziale - ma si potrebbe fare sempre meglio - è necessario invece che si parta sempre dalla conoscenza dei fenomeni per poterli affrontare.
Sicuramente può dirsi importante, e da replicare, attività di censimento come quella posta in essere dall'Ispra, l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, che in tal senso s'è mosso sulla razza del lupo. Che cosa sta accadendo, in Italia, a questo splendido e fiero animale, spesso accostato solo a racconti paurosi ma che è invece importantissimo nell'equilibrio dell'ecosistema italiano? Ci piace qui riportare gli ultimi risultati, consultabili on line in maniera completa, del primo monitoraggio nazionale del lupo. Buone notizie: è in aumento la popolazione italiana del lupo. L'Ispra, infatti, stima oltre 3000 (per la precisione 3.300) esemplari in Italia, ma soprattutto un incremento della presenza del lupo. Nello specifico un numero presumibile di 950 esemplari si muove nelle regioni alpine, mentre quasi 2400 risultano essere quelli distribuiti lungo il resto d'Italia. Il lupo si muove in circa 41.600 km quadrati nelle regioni alpine e 108.500 km quadrati nelle regioni peninsulari) e all'esito della ricerca, condotta tra il 2020 e il 2021, si può affermare che la specie occupa la quasi totalità degli ambienti idonei nell’Italia peninsulare. Ed ancora: ovunque la popolazione di lupo è cresciuta, sulle Alpi si è registrato l’aumento più significativo. C'è da dire che il lavoro dell'Ispra, su incarico del Ministero della Transizione Ecologica, è stato impegnativo ed articolato. Ma potremmo dire completo e coinvolgente sul territorio, come spiegato dal dottor Piero Genovesi, responsabile del Servizio coordinamento Fauna Selvatica in Italia, perché ha visto impegnati vari soggetti, a vari livelli, nel lavoro di raccolta dati e nella loro elaborazione.
Logico pensare che, presa coscienza del patrimonio faunistico relativo al lupo, sarà più semplice proteggere questa specie. Infatti, come chiarito dallo stesso Ispra, “i dati raccolti e la rete creata possono fornire un supporto a Enti locali e Parchi nazionali per una corretta conservazione del lupo e per mitigare i conflitti di questo predatore con le attività dell’uomo”.
Riferimenti letterari:
https://www.isprambiente.gov.it/it/attivita/biodiversita/monitoraggio-nazionale-del-lupo