(di Flavia Balestra) Ma il sorriso o, meglio, la risata è davvero contagiosa? Come introduzione al tema possiamo senz'altro dire che la capacità di un individuo di condividere i sentimenti di un altro individuo è sicuramente fondamentale nelle interazioni sociali umane. Molto si è studiato e discusso su questo fenomeno, in diverse discipline. Il contagio emotivo, essere partecipi, essere "dentro" i propri conspecifici può costituire una capacità vitale, non solo per l'uomo ma per tutte le specie sociali. Si pensa che il contagio emotivo trovi le sue radici nel comportamento dei genitori, sarebbe proprio questo a provocare empatia. Sono stati compiuti degli studi sulla empatia affettiva, alcuni dei quali nel recentissimo 2022, hanno dato risultati sorprendenti, dimostrando che oltre al sistema visivo di ordine superiore, anche i neuroni-specchio siano coinvolti nella comprensione delle azioni degli altri. Ciò provoca una reazione. Quale?
E' stupefacente scopire che i ratti guardano altri ratti che si fanno fare il solletico. Sembra un cartone animato della serie Tom e Jerry, ma effettivamente in natura è così. La "felicità" che si prova nell'osservare un individuo della stessa specie che viene "sollecitato" consiste nell'effettuare piccoli salti da parte dei ratti "osservatori" al cospetto dei ratti "dimostratori". I primi, allora, hanno un comportamento chiamato Freudensprünge, letteralmente "salti di gioia", perché alcune zone del cervello si illuminano nell'ascoltare i suoni che i ratti "sollecitati" emettono. Nell'esperimento, l'equipe aveva allestito una piccola stanza in cui i ratti potevano osservare altri ratti che venivano "sollecitati", potendosi anche sentire i suoni. In pratica, l'osservazione e l'ascolto del comportamento degli osservatori, e l'elaborazione dei "segnali", ha consentito di verificare l'emissione di"rumori felici" grazie all'attività dei neuroni somatosensoriali del tronco. Dunque, questa regione cerebrale del ratto è direttamente coinvolta nella risata contagiosa e nell'empatia verso gli altri esemplari sollecitati.
La conclusione è che la risata contagiosa nei ratti potrebbe essere effettivamente un fenomeno reale. I ratti "ridono", hanno un'empatia affettiva nei confronti della sollecitazione dei propri simili, così come il maltrattamento di coetanei dentro i laboratori è in grado di provocare una reazione di tipo opposto.
Accade così anche negli esseri umani: se provano un'empatia affettiva verso le persone che sono oggetto della loro osservazione, la risata può essere contagiosa. Diversamente quando ci troviamo di fronte ad una anaffettività di fondo, che impedisce appunto una partecipazione emotiva.
Riferimenti bibliografici: - Lena V.Kaufmann et al., (2022) "Tickle contagion in the rat somatosensory cortex"