
Dodici anni dopo la tragedia di Monteforte Irpino. La Corte di Cassazione conferma la pena a sei anni per l’ex AD di Autostrade per l’Italia. Un percorso giudiziario lungo e complesso
(di Massimiliano D’Uva)
La Corte di Cassazione si è pronunciata, rendendo definitiva la condanna a sei anni di reclusione per Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Autostrade per l’Italia, per disastro colposo e omicidio colposo plurimo in relazione alla strage del 28 luglio 2013 sul viadotto Acqualonga, lungo l’autostrada A16 Napoli-Canosa, nel territorio di Monteforte Irpino, dove persero la vita 40 persone.
Quel 28 luglio 2013, intorno alle 20:30, un pullman con a bordo una comitiva di pellegrini di ritorno da una visita ai luoghi di Padre Pio stava percorrendo la discesa che dal valico di Avellino Ovest conduce verso Baiano. Il mezzo, un bus turistico immatricolato nel 1995 e con più di un milione di chilometri alle spalle, improvvisamente perse il giunto cardanico, restando di fatto senza freni.
L’autobus iniziò una corsa incontrollata lungo il tratto in pendenza dell’autostrada, tamponando una quindicina di auto e proseguendo per oltre un chilometro. L’autista, Ciro Lametta, nel disperato tentativo di arrestare il mezzo, accostò verso le barriere laterali del viadotto Acqualonga. Ma le protezioni, arrugginite e non a norma, cedettero. Il pullman precipitò nel vuoto da un’altezza di circa 40 metri.
Trentotto persone morirono sul colpo, altre due nei giorni successivi. Solo dieci i superstiti. Il bus risultò poi avere una revisione falsificata, che non veniva effettuata da oltre due anni.
Secondo le indagini, se le barriere fossero state correttamente sostituite, il pullman non sarebbe precipitato. La responsabilità di questa mancata manutenzione – secondo la Procura – risaliva fino ai vertici di Autostrade per l’Italia, in primis all’allora AD Castellucci.
Il processo, durato oltre un decennio, ha attraversato diverse fasi:
Luglio 2013: Subito dopo l'incidente, la Procura di Avellino apre un’inchiesta e dispone i primi avvisi di garanzia.
2015: Vengono rinviate a giudizio 15 persone, tra cui 12 dirigenti ed ex dirigenti di Autostrade per l’Italia.
2016: Inizia il processo di primo grado presso il Tribunale di Avellino.
Gennaio 2019: Il Tribunale emette la sentenza: otto condanne e sette assoluzioni, tra cui quella di Castellucci.
Settembre 2023: La Corte d’Appello di Napoli riforma la sentenza di primo grado, condannando Castellucci a sei anni.
Aprile 2025: La Corte di Cassazione conferma la condanna, rendendola definitiva.
Oltre a Castellucci, la Cassazione ha confermato le pene per altri dirigenti di Autostrade per l’Italia:
6 anni per Riccardo Mollo, Massimo Giulio Fornaci e Marco Perna
5 anni per Nicola Spadavecchia e Paolo Berti
3 anni per Gianluca De Franceschi, Gianni Marrone e Bruno Gerardi
Condanna a 9 anni per Gennaro Lametta, proprietario del bus, e a 4 anni per Antonietta Ceriola, funzionaria della Motorizzazione Civile di Napoli, accusata di aver avallato la falsa revisione.
La sentenza definitiva segna per la prima volta la responsabilità penale di un vertice aziendale per il mancato rispetto delle norme di sicurezza sulle infrastrutture pubbliche. Per le famiglie delle vittime, a cui nessuno potrà restituire i congiunti, un passo verso quella verità e giustizia attesa da oltre dieci anni.