(di Flavia Balestra)
La speranza è che una nuova cultura animalista e ambientalista finalmente s'affermi. Parliamo del destino delle balene e della indiscriminata caccia a questo splendido e maestoso mammifero, che mette sempre più a rischio la sopravvivenza e la riproduzione, fondamentali nel complesso equilibrio della fauna marina. Intanto un altro Paese, in cui la caccia alle balene era consentita, dice “basta”. Si tratta dell'Islanda . Ma la caccia, l'uccisione e la commercializzazione per ogni uso, non solo alimentare, delle balene continui. Basti pensare a quel che accade in Giappone.
Oggi siamo qui a descrivere, però, una delle caratteristiche più note, importanti e “romantiche” delle balene, quella del canto. Gli studiosi si sono applicati tantissimo a comprendere ed interpretare quello che è, insieme, un sistema di comunicazione a fini difensivi o offensivi, o semplicemente cognitivi. Il “radar” delle balene è infatti costituito dalla capacità di emettere suoni a bassa ed alta frequenza, che costituiscono uno straordinario modo di eco-locazione che permette alle balene di possedere una caratteristica davvero unica. Qualche curiosità, messa in fila, consente di comprendere la complessità sistemica di questo apparato: spesso i temi dei canti sono simili, cambiano sovente e i mutamenti non sarebbero associati a un cambiamento nella funzione della canzone e nel suo significato. Il suono del canto è forte? Potrebbe essere stato emesso dalla balena per spaventare o per difendersi da un predatore. E il “canto” serve, insieme alle bolle della respirazione che emette, anche all'alimentazione. Le balene possono produrre canti a lungo, sino ad un periodo di 22 ore consecutive. Quando cantano le balene hanno il muso rivolto verso il fondo, con una inclinazione ben precisa, e la coda rivolta verso l'alto. Spesso, i maschi che condividono una zona di mare si coordinano tra di loro in modo da non sovrapporsi nel canto della medesima porzione di canzone.
Ma veniamo nello specifico a comprendere come funziona il sistema di eco-locazione nelle balene. Quelle dentate inviano all'ambiente circostante dei suoni, come dei clic, ad alta frequenza. Il suono viaggia sino a rimbalzare su oggetti lontani e l'animale che li ha prodotti finisce per riceverne gli echi che, a bassa frequenza, hanno però un consistenza diversa rispetto a quelli emessi. L'animale che ha prodotto il clic di ecolocazione originale può così determinare la distanza di un oggetto in base al tempo che un eco impiega a ritornare. Più lontano è l'oggetto, più tempo impiega l'eco a ritornare. Gli echi di ritorno suonano in modo diverso rispetto al click originale prodotto dall'animale. Le differenze tra il suono del clic originale e l'eco di ritorno forniscono all'animale ecolocatore informazioni sulle dimensioni, la forma, l'orientamento, la direzione, la velocità e persino la composizione dell'oggetto. Tutto ciò contribuisce ad orientare le balene e a consentirne la navigazione nei mari. Una navigazione sicura, affidabile, intelligente, eppure “fatta in casa”: con gli straordinari mezzi che la natura ha dato a questo incredibile animale che popola i mari del mondo.