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Se gli scimpanzé perdono un figlio

2022-07-28 16:00

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Selvaggio e Libero, Rubrica, animali, Selvaggio e Libero ,

Se gli scimpanzé perdono un figlio

(di Flavia Balestra) Sembra quasi e gli scimpanzé presi in esame, mettendo in essere un determinato comportamento, agiscano come le madri umane

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(di Flavia Balestra) Non è mai semplice chiarire il significato di un comportamento animale non umano, per il rischio corrente di commettere errori di antropomorfizzazione. Per questo la ricerca è continua ed offre sempre spunti particolari di riflessione, man mano che alla casistica si prova a dare contenuto. In tal senso ci occupiamo oggi di un comportamento degli scimpanzé, successivo alla morte dei propri piccoli nei primi mesi di vita, che a prima vista sembra avere molto a che fare con l'agire “doloroso” degli umani. Sembra quasi che gli scimpanzé presi in esame, mettendo in essere un determinato comportamento, agiscano come le madri umane nella elaborazione della perdita di un figlio. Sono durate decenni, infatti, le valutazioni comparate del comportamento di due comunità di una popolazione di 600 scimpanzé dell'Africa orientale, che vive in una riserva dell'Uganda.
I risultati sono stati resi noti sulla rivista Primates e restituiscono un quadro chiaro – non la spiegazione – del comportamento di alcune femmine di scimpanzé che, dopo il parto, perdevano un proprio figlio. La morte del piccolo esemplare, infatti, ha determinato un comportamento che sembra essere l'esplicazione di un lutto, ovvero la consapevolezza della perdita del proprio piccolo. Sono state conteggiate, nella nascita di quasi 200 esemplari di scimpanzé, quasi 70 morti precoci. In questi casi è stato osservato il trasporto del cadavere del piccolo, per giorni e persino per settimane, da parte della madre. E' come se la mamma non  avesse voluto abbandonare il cadaverino, ma ciò non necessariamente implica la consapevolezza della perdita (ergo, della morte) del proprio piccolo.
In alcuni casi il trasporto è durato pochi giorni, fino all'inizio della decomposizione del corpo; in altri gli scimpanzé femmine hanno continuato attività di grooming, ovvero toelettatura, sul proprio piccolo, come se nulla fosse accaduto. Altre volte il cadaverino è stato poi abbandonato e sostituito con un oggetto inanimato, come ad esempio un bastone, coccolato come fosse un esemplare di piccolo di scimpanzé. Ciò in una sorta di coping, ossia di un'attività che provocava sollievo alla madre occupandosi ancora di “qualcosa”, pur non essendo più il cucciolo. E ci sono stati casi estremi, come il trasporto del cadaverino ormai mummificato per un periodo addirittura di tre mesi.
Non è facile districarsi univocamente nel significato di questi comportamenti, certo è che non si può semplicisticamente  parlare di “lutto”, se includiamo correttamente in quest'accezione la consapevolezza della irreversibilità stessa dell'evento morte. Il trasporto del cadaverino potrebbe piuttosto ascriversi alla categoria della cosiddetta “unawareness hypothesis”, ovvero la sommatoria di comportamenti tra parenti che esplicano cura del proprio piccolo, magari considerato non più autosufficiente e animato, ma comunque non necessariamente “morto”. Allo stesso tempo sarebbe un errore non ammettere la sussistenza di una componente emozionale del lutto che, sebbene con gradazioni, percezioni e consapevolezze diverse, abbia punti di contatto tra animali non umani ed umani.

Riferimenti letterari:
- Soldati et al.(2022) "Dead-infant carrying by chimpanzee mothers in the Budongo Forest"
- Il lutto negli scimpanzé: lo studio sulle madri che trasportano i corpi senza vita dei figli su KODAMI

 

 

 

 

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